Da trentacinque anni, il Rifugio al Volano, da sempre proprietà dei De Marie, è in mano alla mia famiglia, per un’eredità che lo ha visto passare da mio nonno a mio padre. Non avevo mai pensato al suo passato prima d’ora, ma la curiosità mi ha oggi spinta a chiedere in formazioni e quanto ho scoperto penso possa essere per noi giovani un modo per scoprire parte di un passato che, in fondo, è di tutti ( visto che, ricordando il Rifugio, i viandanti ricordano Cimbergo ed in modo particolare il Volano), per i meno giovani un rispolverare ricordi di anni che furono.
Nasce nel 1933. L’amministrazione comunale aveva, infatti, dato il sito su cui poi sarebbe sorto il nostro, in cambio di due appezzamenti di terra di proprietà di un mio avo e di questi uno avrebbe visto il sorgere di una fontana in via San Giovanni, l’altro sarebbe servito come viale per il Cimitero( viale delle Rimembranze).
Da questo scambio, il mio bis-nonno, che come tutti allora viveva di agricoltura ed era quindi solito passare la stagione estiva al pascolo in alta montagna, decise di ricavare un rifugio per i passanti, che già numerosi conoscevano le nostre montagne, in primo luogo cremonesi e bergamaschi.
Detto fatto. Munito di mulo, grazie a spese del quale fu trasportato l’occorrente, nella primavera del ’33 iniziò la costruzione di quello che sarebbe diventato l’attuale rifugio. Si saliva, allora,per una stretta mulattiera a piedi, o alla meglio con il mulo, quindi possiamo immaginare i viaggi e, di conseguenza, la fatica che costò trasportare il materiale, soprattutto la calce viva. Questa in parte proveniva dal “plot del marmo”, dove tutt’ora esiste la calchera, in parte veniva acquistata a Ono San Pietro e prima di essere usata veniva “ ngoiada”, cioè messa in apposite buche impermeabili dove, a contatto con l’acqua, reagiva e si scioglieva lentamente. Assieme ai sassi sarebbe poi servita per i muri.
Con l’aiuto di esperti muratori, ma sempre e comunque sotto la vigilanza del bis-nonno, che guidava e consigliava forte del suo essere il padrone, quindi impartendo ordini che avevano sempre la meglio sull’abilità del muratore esperto, il lavoro in breve terminò.