Come ogni anno è arrivato il momento della transumanza. Mi rattrista la partenza delle pecore tanto quanto mi rende felice il loro arrivo. Questo rituale naturale che si svolge da tempi antichi marca il cambio delle stagioni. Arrivo: estate, partenza: autunno. Se ripenso a quattro anni fa fatico a ricordare com’era il paesaggio davanti al rifugio: incolto, trascurato, con l’erba così alta che non sapevi dove mettevi i piedi. Ora il prato sembra falciato, dappertutto spuntano sassi e rami e sai su cosa cammini. Chiacchierando qui nel rifugio ho saputo che al loro ritorno, le pecore rifiutano di mangiare l’erba della pianura, poi per sopravvivenza si adattano e l’accettano. Che tristezza! Poiché passavano la notte a due passi dal rifugio, ho imparato a conoscere alcune abitudini di questi ovini, come il fatto che a loro piace dormire fino tardi alla mattina. Verso le undici, partenza per i pascoli alti seguendo Mattia, il pastore. Chiudeva la fila Alfano, l’aiutante, in realtà più pastore che aiutante. Rientro all’ovile( é proprio il caso di dirlo) dopo le sette di sera. Bevuta al ruscelletto e… a nanna. Così fino a giovedì scorso. Vi aspetto il prossimo anno, Mattia e Alfano e…grazie.