Aggiornamento sentieri per raggiungere il rifugio: le abbondanti nevicate della settimana scorsa hanno ricoperto il fondo stradale ghiacciato così che è possibile salire al Volano da entrambe le mulattiere. Sulla strada conosciuta come “tagliafuoco” o “antincendio” i massi caduti di cui trattavo nel precedente articolo sono stati rimossi. Sulla strada “vecchia” che costeggia il torrente, più corta ma ripida, soprattutto poco prima del rifugio, si fatica per la spessa coltre bianca. Almeno però non si scivola per il ghiaccio che fino a prima delle nevicate rappresentava un grosso problema. Domenica mattina all’alba mentre salivo a piedi, rompevano lo strato bianco solo freschissime orme di animali di montagna. Alle quali aggiungevo le mie. Era, ed è ancora, esaltante (aggettivo non scelto a caso) pensare che non ero sola, che quella strada poco prima era stata percorsa da altri esseri, simili ma diversi. L’emozione mi ha aiutato nella salita che è stata faticosa, essendo la prima a passare ed a sprofondare nella neve alta. D’altronde la montagna insegna anche la fatica. Arrivata finalmente al rifugio, prima di aprire le porte ho gustato la conca, il Tredenus ed il Pizzo Badile imbiancati. Dal 1982 ho passato e passo la maggior parte dell’anno qui al rifugio, ma non mi stanco mai di ammirare questo paesaggio, sempre diverso, forte, tranquillo. Era ora di aprire il rifugio ed accendere la stufa, sicura che sarebbe arrivato qualche amico non ancora incontrato ed altri già conosciuti ad ammirare le “mie” montagne.
La foto di copertina ritrae una parte delle impronte di domenica. La foto interna è il rifugio