Se alla richiesta di nominare un’associazione stiamo incerti, tante se ne affacciano alla nostra mente, quando sentiamo parlare de “ il corpo d’armata” spontaneamente andiamo col pensiero agli Alpini, un gruppo combattentistico al pari di tanti, ma sentito come il Gruppo per eccellenza.Risulta automatico giustificare la loro popolarità con la facilità quasi osmotica con cui sanno farsi tutt ’uno con qualsiasi paese, ora quello di cui sono comunità, nelle feste del gruppo, ora col Paese per antonomasia, durante le varie adunate; una semplicità che sembra stonata dall’alterigia, altezzosità quasi, di quel loro camminare “ spalle in dentro e petto in fuori”, che a certuni può apparire ingiustificato, ma che altro non è se non fierezza di appartenere a quella che, in ultima analisi, risulta essere, a tutti gli effetti, una famiglia.
Altrettanto spontaneo è stupire vedendo un “vecio” sfilare noncurante accanto a un “bocia”, quando sarebbe più naturale sentirgli mugugnare: “ai miei tempi la naja era un’altra cosa!”. Ma gli Alpini sono Alpini, una definizione “classista” forse, ma più che dovuta, al di là di quella che può essere la lettura emotiva che se ne voglia dare, ne esiste una che prescinde da giudizi di valore, negativi o positivi che siano, e che si limita a descrivere oggettivamente ciò che gli Alpini soccorrono.
L’intera Valle ( e non meno Cimbergo) è lastricata dal segno tangibile del loro essere: chiesette, edicole, sentieri che, con impegno, dedicandovi spesso ( e sarebbe più giusto dire: in maniera pressoché assoluta) tempo prezioso, hanno strappato all’incuria dell’uomo ed ai segni del tempo. Un altruismo pratico, da toccare con mano, la generosità “silenziosa” di chi sente che adoperarsi per gli altri è forse motivo di vanto, ma anzitutto un dovere, pesante a volte, faticoso anche, eppur
“da fare”, di chi considera l’egoismo, l’individualismo, “… nemici al pari di quelli combattuti in guerra”, su cui si riesce ad avere la meglio con le armi della solidarietà.
Ricordandone la festa che puntualmente si terrà quest’anno a Piacenza , seppur certa che a questi pubblici e dovuti elogi torceranno il naso, mi permetto di rammentare ai nostri Alpini che anche lavorando in ombra sono, ai nostri occhi, in primissimo piano. I plausi e le strette di mano che accompagnano ogni loro sfilata siano solo uno dei tanti camuffamenti di un unico, obbligato grazie.