Sembra ieri che, fattasi sera, si recuperava il materiale rimasto, si raccoglievano fogli e penne e zaino in spalla si scendeva la strada che dal Volano porta al paese. Sembra ieri che “anche quest’anno è andata”; “si poteva fare così, si potrebbe anche Bé, sarà per l’anno prossimo, c’è tempo”. Invece no, non c’è tempo, la Cimbergo-Volano è di nuovo qui, si telefona per sapere quando, si spera nelle ferie, si prega che non piova, si confida nei partecipanti, sempre numerosi, mai sazi di questa classica che entusiasma come la prima volta, pur snodandosi da 32 anni lungo lo stesso, ormai familiare sentiero, ombreggiato e accompagnato dallo scroscio delle acque del torrente che, quasi avesse un rigurgito, ad un certo punto cambia addirittura nome, non più Tredenus, ma (proprio lì dove la strada biforca e dirige a destra verso il Paese e a sinistra verso le Paere) diventa Re. Si cambia tutto per non cambiare nulla, direbbe Tomasi di Lampedusa, che ad ogni tentativo di aggiornarla, ammodernarla un po’, come fosse un vecchio mobilio consunto dal tempo e desideroso di un po’ di rinvigorimento, la si riscopre bella così com’è, coi suoi disguidi, i suoi problemi, le scelte che sembrano a volte banali ma in ultima analisi si rivelano le più giuste, e sono esse stesse essenza della Cimbergo-Volano. La lotteria, i giochi, i partecipanti, i classificati che mancano all’appello al momento dalla premiazione, gli ospiti, quest’anno illustri per poi diventare, l’anno dopo, quasi un intoppo, comunque da evitare … persino le nuvole, che sembrano far capolino per disturbare il lavoro e complicarlo ulteriormente, sono ormai parte della nostra, e se non si affacciano , si passa l’intera giornata ripetendo l’apotropaica frase : speriamo non piova. Lo si ripete fino a sera, e sembra che più che una richiesta sia un tentativo di ricordare a chi è lassù che, al gran pentolone della Cimbergo-Volano manca un ingrediente, l’acqua, e non si può cucinare un buon brodo senza acqua. E la sera tutti a far di conto: chi lavora a chiedersi se sia stato fatto un buon lavoro, chi partecipa a dirsi che forse poteva far meglio, chi sta alla finestra a spezzettare, triturare tutto ciò che è stato tanto fatto per trovarvi un difetto, anche magari in buona fede. Magari. E sì, se il conte Tomasi di Lampedusa fosse ancora qui sarebbe d’accordo con noi: alla Cimbergo-Volano si cerca di cambiare in meglio, ma … alla fine …”cambiare tutto per non cambiare niente” …
Sara De Marie