“A mete eccelse per anguste vie”, frase scritta da Victor Hugo, sembra ideata appositamente per il Pizzo Badile Camuno. Infatti il sentiero che porta all’affascinante cima camuna mette a dura prova gli alpinisti: ripido, con massi che compongono gradini interconnessi da erba, in questo periodo sempre umida, disegnato solo dal passaggio di chi sale. Se comunque la salita presenta queste caratteristiche è la discesa che affatica i coraggiosi. Perché i gradini dell’andata diventano quasi salti al ritorno! E questo per quanto concerne le “anguste vie”. Ma quando si raggiunge la cima, se il tempo è favorevole, si comprende il significato di ” mete eccelse”. La veduta dell’interland è spettacolare. Tutti coloro ai quali ho chiesto se valesse la pena di tribulare così per raggiungere la vetta hanno risposto positivamente. Questa particolare montagna che sento “mia”, poiché cinque mesi all’anno per 38 anni li ho trascorsi qui al rifugio, attira ogni anno innumerevoli rocciatori, come nell’antichità affascinava gli antichi camuni che la consideravano sacra. Ne erano affascinati ma la temevano ed infatti incidevano le rocce lontano da essa ma ad essa sempre rivolti. Ritornando ad ora, la salita alla vetta richiede non meno di due ore e mezza e l’ultimo pezzo è da farsi grazie ad una catena che si trova in loco, rinnovata poco tempo fa. Prima di arrivare alla “fasa” si incontra il piccolo bivacco di emergenza costruito già diversi anni fa dallo zio Rome e da Renzo. In questi giorni il Pizzo Badile si presenta più affascinante che mai: la roccia spicca nel nitido cielo azzurro di settembre. Avanti dunque, scalatori!