Ci piacerebbe condividere i ricordi di ormai 33 anni trascorsi al Rifugio con tutti quelli che hanno voglia di leggere, con chi ha piacere di scoprire piccoli scorci di vita montanara, ma soprattutto con chi era presente proprio in quei momenti.
Ci piacerebbe anche che chi ha, tra i suoi ricordi, delle esperienze riguardanti le nostre montagne ce le faccia pervenire, se ne ha piacere, per poterle pubblicare e socializzare. A chi parteciperà a questa iniziativa un forte GRAZIE.
Oggi cominciamo noi.
IL VECCHIO LARICE
Proprio di fronte al rifugio e fastidioso allo sguardo rivolto al Tredenus, c’era un vecchio larice molto alto, la cui cima dondolava pericolosamente ad ogni soffio di vento e sotto il quale venivano parcheggiate moto e jeep. Ogni domenica pomeriggio, lo zio Italo affrontava la scalata dell’albero, legnoso testimone di tante vicende montane. Tutti, noi che ormai conoscevamo il rituale ed i turisti,incuriositi sia dagli incitamenti sia dal timore di alcuni che osservavano la scena, seguivamo con lo sguardo lo zio che, incurante del rischio, si arrampicava fin lassù. Arrivato in cima, stava immobile il più possibile, spaziando con lo sguardo tutt’intorno, come se volesse riempirsi del panorama prima di tornare a Milano al lavoro, quindi scendeva fino all’attaccatura del primo ramo e, con un piccolo salto, atterrava sull’erba, orgoglioso del buon esito dell’avventura, tra gli applausi del “suo” pubblico. Solo allora la moglie, la zia Delfa, rientrava nel rifugio, sollevata, ma fingendosi arrabbiata, cercando di nascondere il lieve sorriso a fior di labbra che non riusciva a trattenere. Così come non riusciva a far desistere lo zio dalla sua esibizione domenicale. Un sabato pomeriggio di alcuni anni fa, verso fine stagione, senza avvisaglia alcuna, il vecchio larice è caduto, senza rumore e senza danni, posandosi dolcemente a terra. Lo stesso anno in cui anche lo zio Italo se n’è andato. Esattamente nello stesso punto, i bambini della scuola elementare di Cimbergo hanno messo a dimora un altro larice che ora sta crescendo a vista d’occhio anno dopo anno, ma ancora troppo esile perchè qualcuno vi si possa arrampicare.