Se ti va di leggere un poco, ecco un articolo che mia sorella Sara ha scritto per il giornalino parrocchiale di Cimbergo: “La neve, un tempo”.
Finalmente il generale inverno non ha abdicato dal suo compito e le temperature quasi estreme che hanno avvolto tutta la penisola gli hanno permesso di fare ci che dovrebbe fare sempre, ovvero: freddo!!! Big snow! La grande neve, come amano dire gli anglofoni. E la neve, come un rito, all’ improvviso ha rallentato l’evolvere del quotidiano, ha attutito i rumori ed armonizzato tutto sotto una rilassante coperta bianca, rendendo il paesaggio democraticamente indistinguibile, riportandoci così indietro di anni, a quando la neve era semplicemente l’evento atmosferico tipico dell’inverno, come la pioggerelle lo erano delle primavere ad il caldo delle estati, restituendo alla memoria gli inverni passati. A metà anni 70, dopo la scuola mattutina i ragazzi, tutti, si ritrovavano sulla strada del cimitero, dove con improvvisati slittini e sci alla bell’ e meglio ci si allenava lungo la Piana (Viale delle Rimembranze). Prove e riprove e poi, una volta raggiunto l’adeguato grado di preparazione, giù per quella che era una sorta di pista se non proprio nera, almeno blu scuro, e cioè il sentiero che collegava detto viale con il sagrato della chiesa di San Giovanni , sentiero che dopo alcuni metri si congiungeva alla strada che, già in parte asfaltata, era l’embrione di quella che oggi porta da via San Giovanni al campo santo. “ Un tempo nevicava, non come oggi, che anche la neve vien meno, come i veri valori. Tutti andavamo a sciare, chi con gli sci, chi con lo slittino fatto in famiglia. Ci si dava appuntamento per la una, dopo pranzo, e si sciava finché mancavano pochi minuti al doposcuola.” E già, il doposcuola…“I locali scolastici non erano ancora stati spostati in Via G Marconi, ma si trovavano al primo piano di Via Codrobbio, dove oggi abbiamo il municipio, col quale (oltre che con l’ufficio postale) dividevano lo stabile: municipio e ufficio postale al piano terra e le aule, appunto, al primo piano. Va da sé che, non portandosi il cambio da casa (da dove i nostri provetti partivano corazzati – scarponi e abbigliamento conseguente) arrivando trafelati all’ultimo minuto, salivano la scala che pareva un quarantotto, e più di una volta gli impiegati Giovan Maria Bignotti ed Egidio Donati dovevano riportarli ad una parvenza di ordine, senza sortire, ahi loro, affetto alcuno. “ Le avventure erano all’ordine del giorno, avevamo l’argento vivo addosso, non come i ragazzi di oggi, che quando li vedo lì, inebetiti davanti al telefonino mi sento male! Eppure avevamo molta soggezione dei nostri genitori, i quali per fortuna non badavano comunque troppo a noi, avevando problemi ben più contingenti.” Impertinenti la cui educazione veniva demandata dai genitori all’esperienza dunque, ma con un fare derisorio ed una voglia di divertirsi che li rendevano per forza spassosi. Gli aneddoti erano all’ordine del giorno, “come quella volta che siamo saliti, ovviamente con gli scarponi ai piedi, dal paese al Volano per sciare….c’era talmente tanta neve che non riuscivamo nemmeno a camminare, e arrivati su quando abbiamo tentato di entrare in cascina per mangiare un panino al riparo dal freddo pungente, non siamo riusciti ad aprire la porta, che era gelata, ed abbiamo dovuto mangiare in fretta e scendere perché eravamo congelati!!! Arrivarci prima con un po’ di cognizione no eh!- e via una fragorosa risata, appoggiato al bancone del bar, involontario palcoscenico di questi racconti- O quell’anno che abbiamo pensato di aggregarci a quelli di Paspardo che organizzavano il pullman per andare a sciare al Tonale. Per non farci la strada completamente a piedi, neanche a dirlo, ci facemmo dare un passaggio dall’ Andreino, che, col trattore del Buna, suo zio, andava e veniva per consegnare materiale edile. Saliti sul trattore, ci facemmo “scaricare” all’inizio del paese di Paspardo, dove in un piccola bottega una non meglio precisata signora prendeva le iscrizioni. Eravamo in tutto in cinque di Cimbergo (Sergio, Alessio, i gemelli Claudio e Roberto e Marco), e fu una prova non da poco sopportare i gavettoni che ogni domenica i paspardesi ci riservavano, Perché oggi si fa presto a dire Europa ma allora…. Antipatie reciproche che forse sfuggono a chi non vive piccole realtà (e a volerci ben pensare sfuggono agli stessi protagonisti). Eravamo seppur non differenti, sicuramente diffidenti gli uni verso gli altri, e data la loro superiorità numerica, non potevano che ingoiare. D’altra parete, lo stesso Dante Alighieri, certo più grande di loro, non era scevro da questo male. “Ma ci piaceva sciare, e questo tutto sommato era un prezzo che eravamo disposi a pagare. Eh, un tempo sì che nevicava, altro che oggi”. Monelli di strada, che sapevano divertirsi a prescindere.