Il/la rifugista (non credo sia importante distinguere maschio o femmina, dipende dalla persona che si è) più che un “professionista in montagna” come spesso viene definito, è dal mio punto di vista da intendersi più un CUSTODE DELLA MONTAGNA. E’ la persona che passa la maggior parte del suo tempo sui monti, che meglio conosce il posto e le sue necessità, che ha scelto quella vita per passione. Non è e non deve essere il guadagno lo scopo della sua missione, ma il proteggere quell’ambiente dai soprusi, da una eccessiva modernizzazione a scopo di lucro, dall’abbandono. Questo lungo periodo di emergenza dovrebbe essere servito a far capire l’importanza del rispetto della natura, della solidarietà, della cooperazione. Serve collaborazione tra pubblico e privato per raggiungere i migliori risultati nel perseguire tale obiettivo.